Agnotologia: la scienza ci spiega il perché aumenta l’ignoranza e la manipolazione

– § – AGNOTOLOGIA: LA SCIENZA CI SPIEGA IL PERCHE’ AUMENTA L’IGNORANZA E LA MANIPOLAZIONE – § –

Dai dati statistici alla scienza, l’ignoranza sembra avere un gran “successo” in costante crescita, una continua diffusione e un sempre maggiore consolidamento. Possibile che sia tutto casuale? Può salvarci la “cognitronica”?

Statisticamente i dati sono molto noti. In Italia il gap di diplomati e laureati rispetto ad altri paesi è ormai notizia che non fa più notizia, così come gli abbandoni scolastici ed universitaria sono in aumento e così come alcune prove di esame forniscano dati non esaltanti. Pur non avendo l’esclusiva di questi fenomeni, siamo tra i peggiori.

La scienza non poteva disinteressarsi a questi fenomeni che dagli anni 90 stanno caratterizzando la popolazione mondiale. Sembra una affermazione forte, ma è così. Christophe Clavé sostiene che il QI medio della popolazione mondiale, che dal dopoguerra alla fine degli anni ‘90 era sempre aumentato, nell’ultimo ventennio è invece in diminuzione. Un tema che ho già affrontato nell’intervento “Ami la sintesi? Forse sei un pesce rosso“. Un fenomeno che non sembra fermarsi.

L’agnotologia
Ma esiste una scienza che spiega le ragioni dell’aumento e della diffusione endemica dell’ignoranza? Si, si chiama agnotologia.
La parola, che ha un’etimologia greca (agnosis, mancanza di conoscenza), è stata coniata nel 1995 da Robert Proctor, biologo e docente di Storia della Scienza all’Università di Stanford. Diversamente dalla gnoseologia e dall’epistemologia, che indagano come funziona l’acquisizione della conoscenza, l’agnotologia è la scienza che studia i processi sociali e i fenomeni culturali che ci conducono alla perdita del sapere.
L’agnotologia è stata descritta nel libro “Agnotology: The Making and Unmaking of Ignorance”, che Proctor ha scritto e pubblicato nel 2008 insieme a Londa Schiebinger, anche lei docente di Storia della Scienza. Essi scrivono:
L’ignoranza ha molti interessanti surrogati e sovrapposizioni nella miriade di modi con cui è generata da segretezza, stupidità, apatia, censura, disinformazione, fede, e dimenticanza, tutti innescati dalla scienza. L’ignoranza si nasconde nelle ombre della filosofia ed è vista di buon occhio dalla sociologia, ma si trova anche in una grande quantità di retorica popolare: non è una scusa, è ciò che non può farti del male, è la beatitudine”.
Proctor ha studiato il fenomeno arrivando a teorizzare l’esistenza di un’ignoranza “costruita ad arte”, al fine di orientare l’opinione delle masse senza che queste possano fare affidamento al proprio spirito critico. Secondo Proctor esisterebbero tre tipi di ignoranza:

  1. allo stato nativo (o risorsa per il cambiamento): è uno stato da superare, una richiesta di conoscenza;
  2. di scelta selettiva (“regno perduto” o costrutto passivo): è il prodotto della disattenzione umana, vale a dire di ciò che si incontra ma che si decide di trascurare;
  3. indotta (“stratagemma strategico” o costrutto attivo): è il prodotto dell’incertezza o del dubbio creati, mantenuti e manipolati da altre persone.

Il primo tipo è dovuto a semplice incompletezza di conoscenza. L’ignoranza nativa (o originaria) implica un deficit causato da ingenuità giovanile o da carenza di educazione. La storia della filosofia greca porta Socrate (citato da Platone) quale esempio di consapevolezza della propria ignoranza quale pre-condizione per l’illuminazione. Il potere rigenerativo dell’ignoranza rende sostenibile l’impresa scientifica.
Il secondo tipo si verifica quando scegliamo, per mancanza di interesse o di tempo, di non informarci su un certo argomento o di non approfondirlo. Questo tipo di ignoranza viene approfondito nel libro da Londa Schiebinger con un interessante esempio storico sui criteri con cui vennero scelte (o trascurate) le spezie da importare in Europa dalle Americhe. In particolare gli europei non si interessarono a una quantità di erbe abortive con cui gli amerindi controllavano le nascite, mentre preferirono l’importazione di erbe contro malaria (chinino), diarrea (jalapa, quassia) e depressione (cacao).
Il terzo tipo, l’ignoranza indotta, costituisce l’oggetto dell’agnotologia: una vera e propria fabbricazione del dubbio al fine di seminare paura e diffidenza verso il sapere scientifico. Questo tipo di ignoranza implica la costruzione dell’incertezza come qualcosa che viene costruito, mantenuto e manipolato avvalendosi di specifiche discipline scientifiche. In altre parole l’ignoranza è l’obiettivo di piani che vengono deliberatamente ingegnerizzati e implementati.

Proctor sostiene che stiamo vivendo “nell’età dell’oro dell’ignoranza” e afferma che la parola agnotologia è stata coniata per “designare la scienza dell’ignoranza, la storia dell’ignoranza, la politica dell’ignoranza e specialmente i sistemi di produzione dell’ignoranza. I filosofi si sono sempre occupati della conoscenza […], ma quello che abbiamo trascurato a lungo è l’ignoranza, una realtà che ha una sua storia e una sua geografia. Noi siamo circondati dall’ignoranza, che viene deliberatamente prodotta da potenti forze per lasciarci nel buio”.
Secondo Proctor l’ignoranza è volutamente costruita ogni volta che si eseguono sistematicamente atti volontari per diffondere confusione e inganno, generalmente a beneficio delle vendite di un prodotto, della diffusione di una propaganda politica o di un ideale che unisca le masse. Il meccanismo utilizzato è molto semplice ed è basato sull’alibi di un dibattito equilibrato tra due tesi da sostenere, ma in realtà con lo scopo di costruire una falsa immagine della verità.
Tra i casi di ignoranza prefabbricata, lo studioso statunitense cita proprio le fake news e le inserzioni pubblicitarie che diffondono informazioni inesatte, manipolate o fuorvianti per soddisfare le esigenze del mercato.
Infatti, Proctor collega il tutto, sia in termini commerciali (industrie del tabacco, del petrolio, delle bevande zuccherate, ecc.) in grado di orientare l’opinione pubblica diffondendo dati falsificati diventando fautori dell’ignoranza indotta, sia in termini politici (i riferimenti alle campagne politiche americane è più che noto).
Ad attenuare gli effetti dell’ignoranza indotta, dice Proctor, dovrebbero essere anche i media, dando risalto a fatti comprovati da studi scientifici e a dati certi piuttosto che all’opinione del singolo, utile ad accendere il dibattito sul web ma capace di generare dubbi e disinformazione in lettori e utenti. 
Ciascuno deve poi praticare un costante lavoro di vaglio critico delle notizie perché, essendo costantemente sommersi da input e informazioni contrastanti, assorbire ogni cosa senza applicare un filtro ci fa oggetto della disinformazione e dell’ignoranza indotta.
Quando ci si troviamo davanti a una notizia bisognerebbe applicare le tre regole citate da Proctor per stabilirne la credibilità:

  1. chiedersi quale sia la fonte;
  2. capire quale sia la reputazione di questa fonte;
  3. domandarsi se c’è qualcuno che può trarre vantaggio dalla diffusione della notizia.

Accortezze e investimento nel tempo e non nella sintesi (come da intervento richiamato in apertura), così da selezionare ciò a cui dare credito.
Infatti, la disponibilità di una così grande quantità di conoscenza (e l’assenza di tempo per leggerla tutta) in questa era dell’informazione potrebbe non produrre necessariamente una utenza informata. Al contrario, potrebbe consentire a molte persone di selezionare accuratamente le informazioni nei blog o nelle notizie che rafforzano le loro convinzioni esistenti e di essere distratte dalle nuove conoscenze con intrattenimenti ripetitivi o di base. Ad esempio, ci sono prove contrastanti su come la visione televisiva influenzi la formazione del valore e l’intelligenza.

La cognitronica
Una nuova disciplina scientifica emergente che ha collegamenti con l’agnotologia è la cognitronica. La cognitonica, mira:

  1. a spiegare le distorsioni nella percezione del mondo causate dalla società dell’informazione e dalla globalizzazione;
  2. a far fronte a queste distorsioni in diversi campi.

La cognitronica studia e ricerca le modalità per migliorare i meccanismi cognitivi di elaborazione delle informazioni e di sviluppo della sfera emotiva della personalità – le modalità che mirano a compensare i tre citati cambiamenti nei sistemi di valori e, come conseguenza indiretta, le modalità di sviluppo dell’informazione simbolica capacità di elaborazione degli studenti, meccanismi linguistici, capacità associative e di ragionamento, ampia prospettiva mentale come prerequisiti importanti per un lavoro di successo praticamente in ogni sfera dell’attività professionale nella società dell’informazione.
Il campo della cognitronica sembra in crescita poiché le conferenze internazionali si sono concentrate sull’argomento. La conferenza del 2013 si è tenuta in Slovenia.

Il ruolo dei giornalisti nell’indurre ignoranza
Il compito di indurre ignoranza nell’opinione pubblica è certamente mediato dai giornalisti che, secondo uno studio di S.H. Stocking e W. Holstein (in “Manufacturing doubt: journalists’ roles and the construction of ignorance in a scientific controversy“), si uniscono a scienziati, industriali e politici nel costruire l’ignoranza scientifica utile ai loro interessi.
Stocking e Holstein sottolineano però una differenza di comportamento tra gli industriali, che “costruiscono” sempre il dubbio, e i giornalisti che hanno comportamenti più variegati che dipendono dalla percezione del loro ruolo; essi classificano i giornalisti in quattro categorie:

  • “Giornalisti Disseminatori”, prendono le distanze dalla valutazione della verità e riportano scrupolosamente le opinioni degli industriali e degli scienziati lasciando ai lettori la responsabilità di accettare o rifiutare quelle opinioni;
  • “Giornalisti Investigativi”, valutano le asserzioni degli industriali confrontandole con ricerche indipendenti e scrivono editoriali che ignorano le asserzioni degli industriali e lodano le ricerche indipendenti;
  • “Giornalisti Populisti”, enfatizzano il punto di vista dei cittadini non-esperti. Riportano le asserzioni (farcite di ignoranza indotta) degli industriali, ma omettono quelle più incendiarie. In ogni caso, usano asserzioni neutre per attribuire credibilità agli studi scientifici, anche se manipolati;
  • “Giornalisti Contrastanti”, sono scettici nei confronti di qualunque asserzione, anche di quelle scientifiche. In tal modo esprimono una visione ostile verso la scienza in generale e di supporto all’industria.

Considerazioni finali
Per arginare il dilagare della cattiva informazione, bisogna prendere coscienza che l’ignoranza indotta è una realtà da cui metterci in salvo celermente, affidandoci a fonti attendibili, facendo sempre riferimenti a dati certi, mai approssimativi e imparando a discernere la verità dalla menzogna.
Per farlo è necessario investire energie, tempo e soprattutto maggiori risorse nell’istruzione e nello sviluppo del pensiero critico, ma come potrà verificarsi un investimento di risorse, energie e strutture nell’istruzione se questa dipende da chi punta a far aumentare l’ignoranza?

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