La paura di esporsi: un annientamento della persona

– § – LA PAURA DI ESPORSI: UN ANNIENTAMENTO DELLA PERSONA – § –

Tutti quanti si sono trovati innanzi a fare scelte e tutti quanti si sono trovati a fare i conti con la paura di decidere quale scelta prendere. Scegliere, decidere, sono una costante della vita, della stessa esistenza: servono a crescere, maturare, cambiare, evolvere

Non voglio portare il tema su come e quanto il timore di esporsi sia una delle leve delle più cruente dittature, regimi, oppressioni, però ne va tenuto conto per valutare quale sia, in effetti, il comportamento di una persona che si posiziona in tale stato d’animo volontariamente. In pratica dovrebbe valutare se questa sua posizione sia derivante da un qualche fattore esterno che corrisponda ad una sorta di imposizione silente e che, nonostante una manifestazione di sicurezza e certezza, sia, invece, frutto di una pressione psicologica dalla quale dovrebbe liberarsi, magari aiutato anche da altri fattori esterni, pur passando, primariamente, da se stessi.

Sono state classificate diverse tipologie di paure basate sul “timore di scegliere”. Scegliere corrisponde ad assumersi una o più responsabilità, quelle responsabilità derivanti dalle conseguenze della propria scelta. Certo, esiste un certo rischio, come in tutti i fattori e momenti di vita, anche scegliere di uscire di casa, esempio, è un rischio, ma anche scegliere di stare in casa può esserlo. In pratica, ogni momento della vita, ogni istante del quotidiano, richiede scegliere. Ed è proprio il timore delle conseguenze che genera, in molti, forte ansia e preoccupazione, in altri, solo timore dal quale fuggire con l’apparente “non scelta”, in altri ancora scatta un meccanismo di autogiustificazionismo della propria posizione, meccanismo che può risultare più frequente proprio in chi non prende posizione, una sorta di autoconvincimento.

Molte le tipologie delle “paure di non scegliere”:

  • paura di sbagliare;
  • paura di non essere all’altezza;
  • paura di esporsi nel prendere posizione;
  • paura di esporsi in pubblico (parlare o intervenire);
  • paura dell’impopolarità;
  • paura di non avere o perdere il controllo.

Pur con tutto il rispetto e considerando che chi ne è “affetto” certamente o soffre o è illuso di non soffrire, tra queste paure, quella che non riesco a motivare, giustificare e, devo dirlo, neanche tollerare è la “paura di esporsi nel prendere posizione”.

La paura di esporsi in generale, si manifesta nel momento in cui dobbiamo fare una scelta o prendere una decisione e renderlo noto, comunicarlo agli altri.
La problematica principale sta nel doversi confrontare ed esporsi al giudizio altrui e i motivi per non farlo sono molti, non così strettamente legati ad aspetti caratteriali o con limiti psicologici, ma potremmo essere in presenza di forti fobie sociali, il timore del “rifiuto sociale”.

La paura del rifiuto sociale è situazione sempre più frequente e si manifesta in circostanze nelle quali si richiede una presa di posizione, una decisione con riflessi “pubblici” e per le quali (il fobico) ritiene di rischiare.

Sono situazioni nelle quali prendere una decisione può comportare l’altissimo rischio di tralasciare parte delle proprie necessità o di quelle degli altri. Un esempio lo può essere quando ci troviamo in una posizione decisionale di tipo “arbitrale” ove dobbiamo prendere una posizione a favore o contro una delle parti protagoniste della diatriba.

Certamente, la paura del rifiuto sociale porta con sé molti problemi, ma li porta a chi problemi ne ha già in quanto, così facendo, non solo basa la sua vita sull’approvazione da parte degli altri verso le sue scelte, tralasciando quelle che sono le proprie necessità personali, ma rafforza questo status rendendolo “naturale” e così, nel tempo, non ci farà neanche più caso trovandosi, di fatto, manipolato da un astratto ambiente giudicante.
In sostanza, invece di scegliere ciò che potrebbe renderlo felice, ma soprattutto, libero, oppure scegliere ciò che effettivamente è necessario, così facendo, cioè, temendo il rifiuto sociale, chi soffre di tale patologia esercita la sua scelta sulla base di ciò che piace agli altri o che dà una migliore immagine di se stesso o che lo rende accettabile a contesti con i quali il suo vero pensiero stride: si tratta di un annientamento della persona.

Per rimuovere tale condizione, esistono delle vere e proprie terapie (esempio la “Terapia dell’accettazione e dell’impegno”) che aiutano la persona ad accettare diversi aspetti della propria vita e pensieri che non può modificare, aiutandola, così, a fare scelte e prendere decisioni sulla base dei propri valori e delle proprie necessità personali.

Non possiamo “non decidere”. Decidere è un compito, è una funzione della vita. Non possiamo mai rinunciarvi e non possiamo mai delegare ad altri.
Le scelte sono come un volante, un timone, uno strumento direzionale e influiranno sempre sul proprio futuro, spesso anche su quello di chi ci sta a fianco. In pratica, i responsabili delle scelte sono sempre coloro che scelgono, ma sono anche coloro che subiscono scelte non condivise, includendo in ciò, la non scelta per timore.

A niente valgono le attività di autoconvicimento sulle quali non occorre neanche spendere due parole in più. Infatti, come riportato in molti interventi sul tema, “nel caso in cui una delle paure descritte vi paralizzino, consultate uno specialista“.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.