#FlatTax, #evasione e #povertà: adesso tutti ne parlano

– § – #FLATTAX, #EVASIONE E #POVERTA’: ADESSO TUTTI NE PARLANO – § – 

Dopo aver prestato attenzione, sin da settembre 2018 e con due interventi, agli effetti “sociali” che la #FlatTax rischia di portare alla vita degli italiani, adesso stiamo assistendo alla pubblicazione di molti articoli che, pur con letture diverse, portano a conoscenza del grande pubblico molti effetti e molti rischi di questa modalità di imposizione fiscale

Era fine estate dello scorso anno (primi di settembre 2018, con l’articolo “Flat Tax: a me non piace e dico anche che…“) quando ho pubblicato il mio primo intervento sulla Flat Tax, pur ancora in fase di costruzione. e ho integrato il tema a inizio anno (primi di gennaio 2019, con l’articolo “La #FlatTax è #controgliitaliani“, con la pubblicazione delle caratteristiche della norma.

Con tali interventi avevo ipotizzato e spiegato come e perchè sarebbe stato meglio dedicare una parte dell’allora futura Legge di Stabilità non alla Flat Tax, ma ad alcune disposizioni fiscali più realisticamente “vicine al popolo” (prendendo spunto all’autodenominazione scelta dall’attuale coalizione di Governo) entrando sempre più in alcuni dettagli e evidenziando come, con tale forma di tassazione, lo Stato si estraneasse e si disinteressasse delle persone fisiche e delle famiglie che potrebbero avere più necessità di un “ritorno fiscale” dovuto a impegnative spese di carattere sociale.

Nei giorni 31 gennaio e 1 febbraio sono stati pubblicati interessanti articoli che, fornendo ulteriori dettagli sugli effetti distorsivi della norma, hanno, di fatto, integrato la mia analisi rispetto ad uno “sgradevole” impatto su tutti i contribuenti. Ho paragonato questa imposta ad un biscotto avvelenato, apparentemente apprezzabile anche per la sensazione che porta il nome “biscotto”, ma con ingredienti velenosi i cui effetti possono manifestarsi solo dopo averlo gustato.

Parto dal segnalare il contenuto riportato in un articolo pubblicato da Euronews dal titolo “Flat tax: perché il regime forfettario per le partite Iva potrebbe creare “un grosso giro di nero”“, tema che già Il Sole24Ore aveva descritto in un articolo richiamato nel mio ultimo intervento sul tema.

Quello che emerge come novità da questo articolo è che il nuovo forfettario “è provvedimento che aiuta le fasce di età più elevate ma non i giovani, peraltro senza rappresentanza sindacale, che da poco hanno dovuto aprirsi la partita Iva e vengono trattati da subordinati senza tutela“.

Si tratta certamente di una ulteriore analisi circa l’impatto sociale che già avevo evidenziato da altri punti di vista.

Un punto di vista contraddittorio che emerge, invece, è quando si sostiene che la norma è drastica, reale e coraggiosa, ma “grossolana finché si vuole, pone grossi problemi di equità e di concorrenza sleale“, rendendo disorientato il lettore che vede un apprezzamento di una norma distorsiva.

E’, invece, Il Sole24Ore che, con l’articolo dal titolo “Flat tax, sconto medio di 5.300 euro a lavoratori autonomi e imprenditori. Ma attenti alla «trappola povert໓, integrato da video esplicativo, pone l’accento all’effetto distorsivo del superamento del limite per rientrare o uscire dal regime segnalando la “«trappola di povertà», che per chi supera la soglia potrebbe far pagare 5.700 euro di tasse e contributi in più per un solo euro di fatturato aggiuntivo” (dettagli dei conteggi nell’articolo).

A chiusura, dopo i richiami sopra citati, non può che giungere utile la lettura dell’articolo de Il Sole24Ore dal titolo “Ricchezza: l’Italia è l’unico paese europeo fermo ai livelli pre-crisi” che pone in evidenza come “fra tutti i problemi di cui soffre l’Italia, nessuno viene sentito di più dalle persone come l’economia. Ogni volta che vengono effettuati studi  in questo senso, tantissime persone citano difficoltà di arrivare a fine mese o il lavoro come grandi questioni da affrontare, e certamente non si tratta di una questione di percezione ma di un problema vero e quotidiano. Secondo gli ultimi numeri dell’OCSE, infatti, il reddito netto disponibile degli italiani – dunque escluse tasse e contributi – non è ancora tornato affatto ai livelli pre-crisi, e anzi pur con la crescita degli ultimi tempi resta ancora oggi al livello di vent’anni fa circa. Questi dati, naturalmente, includono anche il peso dell’inflazione e dunque considerano in che misura l’aumento del costo della vita ha inciso sui prezzi di beni e servizi (…) Nel contesto europeo i problemi specifici dell’Italia risaltano ancora in misura maggiore. Fra i grandi, il nostro è l’unico paese dove il reddito medio disponibile non è ancora neppure tornato ai livelli pre-crisi: in Spagna è appena leggermente superiore, in Francia di più e in Germania molto di più” (l’articolo contiene numerosi e interessanti grafici).

Proprio quest’ultima analisi non può che confermare quanto oggetto di mio intervento nell’ultimo articolo “La #FlatTax è #controgliitaliani” proprio perchè il preferenziale abbassamento delle imposte doveva essere indirizzato alle persone fisiche tutte, anche ai lavoratori dipendenti, non solo alle Partite Iva in una forma che è e sarà solo una grande trappola che alcuni considereranno “vantaggio”, ma che costituirà il classico “uovo oggi, senza gallina domani” e una visione politica non di lungo termine, non lungimirante e non indirizzata al sociale, veramente verso le persone, è una politica che genererà disuguaglianze e un aumento del gap tra le classi sociali.

 

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